di Andrea Moschetti Viviamo in un Paese in cui una persona su tre fuma sigarette tradizionali, e il fumo passivo è una realtà quotidiana, anche per chi non ha mai acceso una sigaretta.
Ma se un ragazzo di 16 anni vuole acquistare una sigaretta elettronica senza nicotina, gli viene detto che è illegale.
Perché?
E qui che nasce una grande contraddizione.
I liquidi per lo svapo senza nicotina sono composti quasi sempre da glicerina vegetale e glicole propilenico, le stesse sostanze usate nelle macchine del fumo nei concerti e nelle discoteche. Quelle stesse macchine che sparano nuvole di fumo tra la gente che balla e si diverte, e che tutti respiriamo senza problemi. Nessuno si scandalizza, nessuna legge lo vieta. Eppure, la legge vieta a un minore di inalare lo stesso identico vapore se esce da una sigaretta elettronica.
Quindi la differenza dov'è? Nella sostanza? No. È tutta nella forma.
La legge non vieta la sostanza in sé, ma il gesto, la percezione, il "simbolo" che rappresenta. Svapare, anche senza nicotina, viene visto come un comportamento simile al fumare, e quindi da bloccare a tutti i costi per i minorenni. È un divieto più sociale che scientifico. E nel frattempo? Milioni di adulti continuano a fumare nei bar, per strada, fuori dalle scuole, e i giovani respirano il vero fumo tossico senza alcuna protezione.
Certo, non si vuole promuovere lo svapo tra i minori. Ma trattare un semplice vapore aromatizzato come se fosse droga pesante, mentre il fumo passivo uccide nel silenzio,
suona un po' ipocrita.
Forse, prima di parlare di divieti, dovremmo parlare di coerenza.


